Uno dei miei più grandi imbarazzi quando stavo iniziando a scrivere era questo: ero costrettə ad ambientare le mie storie in provincia, perché era l’unico luogo che conoscevo.
Per un po’ ho provato ad ambientarle altrove, in una città come Milano o Barcellona, facendo tutte le ricerche. A un certo punto ho smesso di ambientarle, lasciando sospeso lo spazio in una familiarità generica e indefinita.
Forse perché li ho visti sempre con un senso di inferiorità, con la sensazione di non comprenderli completamente e di non essere davvero legittimatə a raccontarli; forse perché i luoghi sono sempre stati prima di tutto spazi da cui ero escluso, e poi fenomeni materiali e pieni di significati. Fatto sta che a un certo punto, quando mi è sembrato di averne conosciuti abbastanza, raccontare i luoghi è diventato molto interessante. Non c’è niente di diverso se non l’interesse genuino che mi suscitano. Al punto che qualche volta vorrei non avere nemmeno unɜ protagonista da metterci dentro.