Voglio fare una confessione.
Tutte le mattine, quando suona la sveglia (e anche quando non suona), la prima cosa che faccio è andare su Instagram. Apro le notifiche senza rispondere, guardo le storie dei primi due o tre profili consigliati, scorro l’inizio del feed. Poi apro l’app del calendario (un’ottima app open source per Android, te la consiglio molto) e inizio a farmi un’idea di come saranno le sedici ore successive.
Sebbene siano una parte del mio lavoro, non mi piacciono i social media. Trovo ingiusto che la nostra socialità e il nostro svago siano così dipendenti da oggetti costruiti per estrarne valore. Ma al tempo stesso non posso fare finta che non esistano, e che non rispondano a un bisogno legittimo e concreto.
Da qui, dalla lettura di Ivan Illich e da periodi di distacco intermittente da tutte le piattaforme, nasce una domanda: esiste un’alternativa sana ai social media?
La risposta è sì. Ce n’è almeno una, ed è qui da molto tempo…
Su giardino punk abbiamo deciso di andare alla radice della questione. Non solo perché i social media sono insostenibili, ma anche perché il nostro benessere digitale è intimamente legato alla nostra coscienza politica. È una questione che ci tocca tutti i giorni, e l’abbiamo affrontata così:
Uno: storia dell’RSS come tecnologia, ovvero cosa lo rende costitutivamente adatto ad essere riappropriato
Due: ora che abbiamo capito il perché passiamo al come fare…
Magari non è oggi il giorno giusto per cambiare, ma mi sembrava importante raccontare che quando il giorno arriva non serve inventare niente di nuovo.
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