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I consigli di H.P. Lovecraft per scrivere racconti fantastici

🕒 10 minuti di lettura

Una degli aspetti più straordinari di H.P. Lovecraft, oltre alle sue storie, è la sua umiltà.

Nel volume Teoria dell’orrore. Tutti gli scritti critici, a cura di G. De Turris (Edizioni Bietti, 2011) sono raccolti alcuni dei suoi saggi sulla pratica della scrittura. Non si tratta di regole auree da seguire per scrivere una buona storia, ma piuttosto di pratiche, scoperte e abitudini che hanno aiutato H.P. Lovecraft nel suo “modesto” lavoro di scrittura.

Due saggi del volume, Osservazioni sulla narrativa fantastica e soprattutto Note su come scrivere racconti fantastici, offrono gli spunti più utili a questo immaginario “vademecum” per orientarsi quando ci si trova alle prese con la scrittura di una storia fantastica – che si tratti di fantascienza, di fantasy o di horror. A essere completamente onestə, molti dei consigli di Lovecraft che leggerai, sono preziosi nella scrittura di qualunque genere narrativo.

Il racconto fantastico

Innanzitutto è utile chiarire un po’ meglio qual è il campo in cui si muove Lovecraft. Il racconto fantastico, lungo o breve che sia, viene canonicamente suddiviso nei quattro sottogeneri a cui facevo riferimento, ossia:

  1. Fantasy
  2. Fantascienza
  3. Horror
  4. Gotico

Riprendendo una distinzione di Margaret Atwood, a questi quattro se ne aggiunge spesso un quinto: la fiction speculativa. È una categoria che personalmente amo, e la trovo molto utile per raccogliere tutti quei testi di materia speculativa, non necessariamente o per nulla soprannaturale, ma che hanno un obiettivo politico di tensione (o messa in guardia) verso il futuro.

Tra i principali teorici del fantastico ci sono nomi importanti come Cvetan Todorov, Italo Calvino, Stephen King, e anche autor3 a noi più vicin3 come Loredana Lipperini. Nella scrittura invece, si tratta di un genere frequentato in lungo e in largo da autor3 di ogni sorta, perfino i più insospettabili come Dino Buzzati, che nel 1960 scrisse quello che potrebbe essere considerato il primo romanzo di proto-fantascienza italiano: Il grande ritratto.

Anche Lovecraft, come molt3 di quest3 autor3 ha sviluppato una sua personale classificazione del fantastico. Centrale è l’elemento dell’orrore o della meraviglia, tanto nella scrittura, espressamente finalizzata a suscitare queste emozioni, quanto nella riflessione, che si può considerare anche come una teoria generale dell’horror (in senso esteso):

Esistono, credo, quattro distinti generi di racconto fantastico: uno esprime uno stato d’animo o sensazione; un altro una concezione visiva; un terzo una situazione generale, condizione, leggenda o nozione intellettuale; e un quarto verte su un quadro definito o specifica situazione drammatica o climax. In altri termini, i racconti fantastici possono venire raggruppati in due approssimative categorie: quella in cui la meraviglia o l’orrore attengono a qualche situazione o fenomeno; e quella in cui essi riguardano il comportamento di persone in relazione a qualche bizzarra situazione o fenomeno.

Poco dopo Lovecraft chiarisce quali sono gli elementi fondamentali del racconto fantastico, e in particolare quello dell’orrore. Ne indica cinque:

  1. qualche orrore basilare, che ne costituisce il fondamento, o una situazione, entità ecc. abnormi;
  2. l’effetto generale o le conseguenze del fatto orrifico;
  3. le modalità in cui si manifesta, l’oggetto in cui s’incarna l’orrore, e i fenomeni osservati;
  4. i tipi di reazione alla paura attinente l’orrore in questione, e quindi
  5. gli specifici effetti dell’orrore in relazione a un determinato in treccio di situazioni.

Il soggetto della storia, come anche il punto di partenza o la fonte immaginifica da cui scaturisce, influenzano non soltanto la direzione che prenderà la narrazione vera e propria, ma anche i modi e le tappe della scrittura.

Note su come scrivere racconti fantastici

Come dicevo, di ricette non ce n’è. E nemmeno un vero e proprio modus operandi à la Lovecraft.

Quanto al modo in cui scrivo i miei racconti, non seguo sempre lo stesso criterio. Una o due volte ho trascritto alla lettera un sogno; ma di solito comincio con uno stato d’animo, un’idea o un’immagine che desidero visualizzare, e ci rimugino sopra finché trovo un modo conveniente d’incarnarla in una catena di episodi drammatici suscettibile di venire registrata in termini concreti.

Il primo passo in direzione della pagina bianca, per Lovecraft ha la forma di una via ispirata per avvicinarsi alla materia che stiamo trattando. Solo in secondo luogo si affaccia il procedimento logico (tanto caro per esempio a Edgar Allan Poe).

Innanzitutto c’è quindi un’immagine o uno stato d’animo evocativi.

Generalmente passo quindi in rassegna mentalmente una lista di condizioni o situazioni fondamentali che meglio si adattano a simile stato d’animo, idea o immagine, e poi comincio a ragionare su possibili, logicamente motivate, spiegazioni di detto stato d’animo o idea o immagine in base alla condizione o situazione di partenza.

Questa è una fase particolarmente delicata, alla quale mi sento sempre di dare il massimo spazio. Prima di arrivare alla stesura di una traccia di trama o del testo effettivo della storia, trovo fondamentale conoscere bene i presupposti. Detto altrimenti, la domanda: di cosa voglio parlare? deve trovare una risposta certamente non completa, ma comunque chiara e in qualche modo soddisfacente per me. Sembra facile, ma è un passaggio che richiede una buona dose di onestà, di coraggio e soprattutto di pazienza. Si può passare anche parecchio tempo ad accarezzare un’idea senza aver messo nero su bianco niente più che delle annotazioni generali; se ci si lascia scoraggiare diventa impossibile andare avanti a scrivere quello di cui veramente vorremmo scrivere.

Così lavora grossomodo anche Lovecraft:

Il primo degli stadi citati è spesso puramente mentale – rimugino nella mente una serie di situazioni ed episodi ma non butto giù nulla finché non sono pronto a preparare una particolareggiata sinossi degli avvenimenti nell’ordine narrativo. Certe volte, d’altronde, comincio la stesura del racconto prima ancora di sapere come svilupperò l’idea. L’inizio costituisce una questione complicata da motivarsi e da portare avanti.

Dopodiché, la composizione prosegue in passi codificati. Vale per questi passi ciò che si è detto finora: la flessibilità è importantissima, la disponibilità a uscire dal percorso tracciato è ciò che ci permette di adattare la forma al contenuto, e di dare vita a una storia che mostri una compiutezza e una buona coerenza tra come e cosa.

Ecco i consigli di Lovecraft:

  1. Prepara una sinossi o canovaccio degli avvenimenti seguendo rigorosamente l’ordine del loro verificarsi, non quello narrativo. Descrivili con sufficiente ampiezza per coprire tutti i punti vitali e per motivare tutti gli episodi che hai predisposto. Dettagli, commenti e valutazioni degli sviluppi narrativi sono a volte auspicabili in questo abbozzo provvisorio.
  2. Prepara una seconda sinossi o canovaccio degli avvenimenti, questa volta dal punto di vista narrativo (non del loro effettivo verificarsi), dettagliandoli per esteso, e con note riguardo a possibili cambiamenti di prospettiva, sollecitazioni e climax. Cambia la sinossi originale per adattarvela, se simile modifica accresce l’impatto drammatico o l’efficacia generale della storia. Interpola o cancella episodi a volontà, non dovendoti sentire legato all’idea di partenza anche se il risultato ultimo dovesse essere completamente diverso dal racconto che avevi congetturato. Apporta aggiunte e modifiche ogni volta che ti siano suggerite da qualche elemento nel processo di formulazione.
  3. Butta giù la storia – velocemente, fluentemente, senza soffermarti troppo su quello che scrivi – seguendo la seconda sinossi, quella dello sviluppo narrativo. Cambia episodi e intreccio se questo processo di sviluppo sembra suggerire simili modifiche, senza mai sentirti legato al progetto originario. Se tale sviluppo rivela improvvisamente nuove opportunità per effetti drammatici o per una narrazione più vivida, aggiungi tutto ciò che può risultare utile, tornando indietro per adattare la prima parte al nuovo schema. Se necessario, o auspicabile, inserisci o taglia interi capitoli tentando diversi inizi e finali sinché trovi il migliore arrangiamento. Ma verifica che tutte i riferimenti che figurano nella storia si accordino tra loro nel progetto finale. Taglia tutto quel ch’è superfluo – parole, frasi, paragrafi o interi episodi – osservando la solita precauzione di armonizzare tutti i riferimenti.
  4. Rivedi l’intero testo, prestando attenzione al vocabolario, la sintassi, il ritmo della prosa, l’armonia delle varie parti, il tono appropriato, la spontaneità e capacità di convincere dei passaggi (da scena a scena, da azione lenta e curata nei particolari ad azione tratteggiata velocemente e viceversa… ecc., ecc., ecc.), l’efficacia dell’inizio, del finale, dei climax ecc., la suspense drammatica e l’interesse, la plausibilità e l’atmosfera, e vari altri fattori.
  5. Prepara un accurato dattiloscritto, non esitando ad aggiungere tocchi correttivi ove se ne presenti la necessità.

E così dovremmo arrivare ad avere un dattiloscritto (che nel nostro secolo sarebbe un documento di testo) che è il nostro racconto fantastico, cioè dovremmo aver finito la fase della scrittura. C’è però un ultimo punto su cui Lovecraft si sofferma, ossia: come fare, dal punto di vista tecnico, a scrivere di quelle emozioni che sono peculiari del genere fantastico e horror?

Come suscitare orrore e meraviglia

Uno stile superficiale distrugge qualunque seria fantasia.

Non basta ripetere all’infinito i classici topoi narrativi della cantina e del pozzo per sperare che chi legge entri con la sua immaginazione dentro la nostra storia. Ma allora come fare?

Lovecraft dedica qualche parola caustica a quella che definisce «l’infantile e ciarlatanesca narrativa dei pulp». Essi presentano «un resoconto di fenomeni impossibili, improbabili o inverosimili, come se si trattasse di una banale narrazione di azioni oggettive e di sentimenti convenzionali».

Al contrario, lo strumento di cui disponiamo, e che Lovecraft ci invita a sfoderare è proprio l’intensità della scrittura dal vivo, non nel senso che andremo a scrivere en plein air, ma che scriveremo di ciò che suscita meraviglia proprio come se lo avessimo lì davanti ai nostri occhi. Detto in altre parole dovremmo fare in modo che sia il nostro orrore a scrivere di ciò che ci fa orrore. E tuttavia, questo non vuol dire mai perdere il controllo della narrazione. Al contrario, Lovecraft ci invita alla precisione e alla ponderazione, per cercare sempre di ottenere la giusta atmosfera e il giusto stato d’animo.

A ciò aggiunge un consiglio particolare, che si può ritrovare in tutti i suoi racconti: l’invito a mantenere, al di fuori di ciò che deve essere straordinario, tutto entro i limiti più rigidi dell’ordinario.

Eventi e situazioni inconcepibili debbono superare un particolare svantaggio, ed è possibile farlo soltanto mantenendo un accurato realismo in ogni fase del racconto salvo che per ciò che concerne il fatto meraviglioso di cui tratta. Questo fatto meraviglioso richiede una trattazione molto efficace e ponderata con un attento «crescendo» emotivo – altrimenti risulterà piatta e per nulla convincente. Poiché costituisce l’elemento più importante della storia, la sua sola esistenza dovrebbe mettere in ombra personaggi e situazioni. Tuttavia personaggi e situazioni devono essere coerenti e verosimili, salvo quando hanno a che fare con quell’unico portento. In rapporto alla meraviglia centrale, i personaggi dovrebbero dimostrare la stessa travolgente emozione che paleserebbero nella vita vera. Non si dia mai per scontata alcuna meraviglia. Anche quando si suppone che i personaggi siano abituati al meraviglioso, cerco di evocare un’atmosfera di timore reverenziale: la stessa che dovrebbe avvertire il lettore.

I personaggi delle storie di Lovecraft rappresentano il senso comune, il normale e il ragionevole, che a un dato momento si trova frustato e sconvolto dalla forza dirompente dell’inatteso. É qui che chi scrive deve essere abile a mettere in campo la sua propria meraviglia, ad andare a fondo nelle proprie reazioni più spontanee, per attribuire gli stessi sentimenti e gesti ai suoi personaggi.

In ultimo, il suggerimento stilistico di Lovecraft è verso l’unità. Tutti gli elementi di cui abbiamo parlato devono convergere attraverso una buona progettazione e una scrittura precisa, tutti nella stessa direzione, e questa direzione è l’atmosfera generale della storia.

L’atmosfera, e non l’azione, è il grande desideratum della narrativa fantastica. Inoltre, il massimo cui una storia meravigliosa possa aspirare a essere è un vivido ritratto di certi tipi di stati d’animo umani. Nel momento in cui cerca di essere qualcos’altro diventa dozzinale, puerile e non convincente. L’accento andrà posto in primo luogo su sottili suggestioni – impercettibili accenni e tocchi che evocano, attraverso particolari scelti con cura, sfumate e crescenti associazioni d’idee atte a esprimere appropriati stati d’animo e a creare una vaga immagine della misteriosa realtà dell’irreale. Sono da evitare monotone elencazioni di avvenimenti incredibili, che non possono avere alcun fondamento o significato se non quello di aggiungere un tocco di colore o di simbolismo.


Lovecraft è un autore su cui mi capita di tornare spesso, sebbene l’horror non sia il mio genere. Lo considero un riferimento proprio per le sue atmosfere weird, che direttamente o indirettamente, dimostrano una visione sorprendentemente poco antropocentrica e in qualche misura ecologica del mondo.

Nel saggio Dallo spazio e dal tempo. Lovecraft e il weird, raccolto in The Weird and the Eerie. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo (Minimum Fax, 2018), Mark Fisher riporta una frase da una lettera di Lovecraft che spiega bene cose intendo:

Tutti i miei racconti si fondano sulla premessa fondamentale che leggi, interessi ed emozioni umane comuni non abbiano alcuna validità e significato generale nell’universo.

Questo è, al di là delle pratiche della scrittura, uno degli elementi che credo dovremmo portare con noi dalla lettura e rilettura di questo gigantesco autore. Gigantesco ma, come dicevo all’inizio, straordinariamente umile.

Queste sono le regole standard che – consapevolmente oppure no – ho sempre seguito dacché ho cominciato a scrivere seriamente narrativa fantastica. Si potrà discutere se abbia avuto o meno successo, ma sono sicuro che, non avessi tenuto conto delle riflessioni contenute in questi ultimi paragrafi, i risultati sarebbero stati assai meno lusinghieri.

Adesso che hai un quadro generale e alcuni consigli particolari su come scrivere un racconto fantastico (e su come non scriverlo), è il momento di mettersi a scrivere.


📕 Tutte le citazioni di Lovecraft sono da: Teoria dell’orrore. Tutti gli scritti critici, a cura di G. De Turris (Edizioni Bietti, 2011)

🖼️ Immagine di occultbot su X.

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